Una ricerca ossessiva della qulità

ALLA SCOPERTA DELLA VAREMAR NELLA “PLASTIC VALLEY” ITALIANA

La Varemar continua ad avere il suo quartier generale in Italia. Un’azienda leader nella lavorazione della plastica mantine il suo cervello pensante a pochi minuti da Novara, a Romentino dove vent’anni prima è nata.

Per affrontare la crisi tempo fa aveva scelto la multi localizzazione, quale strategia di mercato sapendo trasformare l’impegno per la sostenibilità su tutta la filiera produttiva in vantaggio competitivo. Ma perché un’azienda del genere continua a rimanere in Italia ?

L’interrogativo che già se l’era posto nel 2006 il Financial Times, intervistando i titolari, i fratelli Scolari, Vincenzo e Vittorio, appare oggi ancora più pressante se pensiamo alla situazione attuale del nostro Paese.

Micro azienda italiana nata nel 1995 – solo 7 dipendenti che costituiscono, sinergicamente, la cabina di ideazione, sperimentazione e regia di una filiera globale che coordina 3 unità produttive, 2 “pearl farms”, 2 magazzini, 1 unità logistica e 3 show rooms dislocati tra Asia, Europa e Stati Uniti – si sviluppa nel 2002, nel novarese, nella cosiddetta “plastic Valley” Italiana.

La scelta del settore – prodotti semilavorati realizzati con presse a controllo numerico – è orientata dal desiderio del titolare, Vincenzo Scolari, di trovare uno spazio dove tradurre non solo raffinate capacità imprenditoriali, ma anche valori personali e uno stile di vita pervaso dalla ricerca di qualità.

L’idea di lavorare secondo “regola d’arte”, che guida quasi ossessivamente la strategia produttiva e di mercato dell’azienda, merita una precisazione: è di qualità ciò che suscita benessere, armonia, emozioni. Ciò è il frutto di una ricerca di perfezione che sfugge alla banalità, resiste al tempo e alle mode e coniuga equità e strategia.

La ricerca di una total quality di prodotto e di processo quasi ossessiva si è tradotta nel caso della Varemar in un peculiare modello di business che, sinteticamente, si distingue per:

-Eco-sostenibilità. Varemar, anticipando di molto il mercato, ha certificato con un marchio esterno – l’Ecoplast emanato dalla Fondazione plastiche e derivati – tutta la filiera produttiva. Ciò ha significato investire fortemente nel rispetto degli standard di inquinamento – soprattutto sul fronte delle diossine – nell’ambito degli impianti presenti in Pakistan e India, investimento che oggi si è tradotto in ritorno economico elevato.

-La riduzione degli scarti. Trattando materiale riciclabile, la Varemar ha raggiunto negli anni lo scarto zero, grazie allo sviluppo parallelo di materiali tecnologicamente avanzati che hanno aperto nuovi mercati (cantieristica, automobili, arredamento, etc)

-L’efficienza logistica. La Varemar utilizza tecnologie RFId per la tracciabilità dei prodotti. Si tratta di un sistema speciale di etichettatura che consente una velocizzazione della gestione della merce durante tutte le fasi di lavorazione, con un conseguente risparmio di tempi. Secondo i dirigenti della Varemar, la competizione sul mercato, almeno per questa categoria di prodotti, avverrà in ragione ai tempi di servizio e non ai prezzi del prodotto.

Varemar ha generato un valore multilocale, esportando a livello globale un’attenzione alla sostenibilità ambientale e la correttezza nei rapporti di collaborazione che ancora oggi le ritornano in termini di affidabilità dei partners, elevata qualità di prodotto, fluidità e efficienza del processo.

Tutto ciò ha potuto svilupparsi grazie alla coerenza valoriale con cui i fratelli Scolari e i suoi collaboratori hanno condotto l’impresa e alla continua ricerca di una qualità che troviamo sparsa nel nostro stesso tessuto imprenditoriale.

E’ questa la ragione per cui Varemar resta in Italia. Solo qui è possibile catturare l’armonia, l’equilibrio, la qualità diffusa e trasformarle in un prodotto di plastica d’eccellenza.

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